capitolo 8
Lo Spirito di Hollywood
Nelle calde case di Piazza Respighi si giocava a tombola, Monopoli, Scarabeo. I bimbi soffiavano nelle trombette, mentre le povere coppiette senza famiglia trombettavano, in un florilegio di biancheria intima rosso fuoco.
“Carlo, perché hai riso? Lo sai che ho paura dei botti.”
“Non dovresti, visto che tu sei stato concepito alla fine dell’anno.”
“E’ vero. Il 1954 correva a rotta di collo verso la fine, e i più ne avevano le palle piene di un anno di merda. Proprio come adesso.”
“Esatto, Pier Guido, di merda come il governo di Mario Scelba, che decise di prendersi la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni in un colpo solo. Era un romantico: non poteva abbandonare quel dicastero, dopo anni d’onesto tirocinio. La Celere era una sua creatura, una sacra necessità per spaccare la testa agli scioperanti. E cosa fa il Marione dopo il suo velato colpo di stato? Riprende la sua politica anticomunista, giurando lacrime e sangue ai bolscevichi. Solo parole, pensa la gente: infatti, il 17 Febbraio le cariche della polizia provocarono quattro morti e centinaia di feriti in Calabria. Gli operai di Catanzaro protestavano per l'aumento delle bollette dell'acqua. Scelba, un po’alterato, andava avanti e indietro nel suo ufficio, come un leone in gabbia, gridando: - Se non gli va più l’acqua che scende dai rubinetti, che bevano la minerale in bottiglia!
In Italia si lottava per troppe cose: costo della vita, disoccupazione, assenza di misure sociali per i più deboli. Come affrontare la povertà e l’impoverimento? Repressione democratica, come oggi, che appena chiami gli americani inizia la guerra.
Il 18 marzo, Scelba annuncia alcune direttive liberali, per contrastare le forze totalitarie che minano l'unità del paese. Abolizione dei sussidi alle cooperative di ceppo radical-social-comunista, per arginare il diffondersi del morbo. Restituzione al demanio degli ex edifici del fascio, divenuti dopo la liberazione pericolosi covi sovversivi: dopolavori, bocciofile, centri sportivi, associazioni ricreative, sedi di partiti e sindacati. Epurazione dei dipendenti statali legati ad associazioni di sinistra, contigue o conniventi con la stessa, compresa l’ANPI, (Associazione Nazionale Partigiani Italiani). Le ACLI sono guardate con sospetto. Molti patrioti si pentono d’aver consegnate le armi e scendono in cantina per oliare i fucili. Scelba predispone un apparato informativo all'interno delle amministrazioni pubbliche e nelle Forze Armate, onde evitare infiltrazioni di comunisti, socialisti, radicali (usciti da poco dal PLI) e cattolici di sinistra, ritenuti pericolosi, ambigui, spie e sovversivi. Il Ministero degli Interni, in pratica, riorganizza l'OVRA mussoliniana, che ha sempre agito nell’ombra, sostenuta dagli americani.
In questo clima d’ottimismo, mancavano pochi giorni al Carnevale e la candida neve scendeva in ritardo dal cielo tutto imbiancando. Alle molestie dei bimbi, perfidi costruttori di terrificanti pupazzi, la bianca poltiglia rispondeva provocando qua e là valanghe, salmoni surgelati di sciatori imprudenti, tetti sfondati, morti assiderati in isolati casolari, isolate rotture di rotule e anche slogature di anche. Carlotta, la tua futura mamma, s'era barricata in casa ed era felice di poter confezionare qualche scherzoso pacco dono. Un chilo di torrone per il nonno, che non aveva più denti; una lozione yankee per far ricrescere i capelli, da regalare alla zia Bertina, calva tipo biglia di plastica, come quelle con dentro la figurina di un portiere… Ghezzi, mi pare.”
“Ti sbagli, Carlo, non era Ghezzi ma Cudicini, ne avevo sempre dieci o dodici di Cudicini, era facile da trovare nelle bustine delle figu, una vera ossessione: che palle, di nuovo Cudicini!”
“Me la ricordo quella faccia da King Kong con la maglia della Roma! Però, Guido, a ben pensarci stai dicendo una sciocchezza, Cudicini viene dopo, verso il 1962, quindi non era lui.”
“Già Cudicini negli anni ‘50 non giocava ancora, la mamma aveva Ghezzi nelle palline di plastica.”
“Il glorioso Giorgio Ghezzi, portiere kamikaze di Rimini che usciva sui piedi degli avversari. Era nell’Inter. ”
“Carlo, non ti sopporto quando sfoggi questa erudizione nozionistica.“
“Okay, scusa. Andiamo avanti. Carlotta scoppiava di gioia, perché Erik aveva meritato un aumento di stipendio. Ora potevano contare su ben 40.000 Lire al mese. Consumi voluttuari a parte, come affitto, pane, carne, olio, latte, uova… si poneva il problema di sperperare i denari in esubero. Carlotta mise Erik di fronte ad una scelta: la macchina o il televisore. Dopo anni di stenti entrava un po’ di contante. Bisognava ritornare a far la fame con le rate. Meglio il televisore da 160.000 Lire, piuttosto della FIAT 600, che ne costava 590.000. Comunque, la tua mamma, un risultato lo aveva ottenuto: si sentiva una gran signora, poche famiglie potevano vantare una di quelle scatolone magiche in casa. Gli abbonati erano solo 30.000, ché le trasmissioni regolari erano iniziate il 3 gennaio ‘54. Avrebbero risparmiato su altro. Il giornale e il biglietto del tram, ad esempio. Costavano 25 Lire! Tanto loro non leggevano ed Erik usava la bici. La tazzina di caffé al bar era carissima: 40 Lire! Ma tanto Erik al bar non ci andava. Il pane costava 150 Lire il chilo, avrebbero mangiato tutto senza pane. Un litro di latte, 90 Lire… ma tanto Erik preferiva il caffé di cicoria. E poi… niente pasta, 190 Lire il chilo, e nemmeno riso, 170 Lire il chilo, e men che meno la carne rossa, ben 1200 Lire il chilo. Se non mangi carne non hai bisogno del vino, un altro bel risparmio di 120 Lire il litro. Il giradischi?!... quello era un bene accessorio che dava prestigio! Costava solo 40.000 Lire ed un disco a 78 giri 800 lire. Sarebbe stata la prossima spesa.
La Televisione Italiana, allora come oggi, era controllata dal governo, cioè della Democrazia Cristiana e della Chiesa. Pio XII auspicò nel suo discorso inaugurale… che la tivù sia orientata verso gli avanzamenti dei valori cristiani e non alla diffusione di costumi immorali". Invece, mentre Carlotta faceva i pacchi, il mostro s'accese, senza che nessuno l’avesse sfiorato! Sullo schermo apparve, come per miracolo, un bel ragazzone bruno, a torso nudo. Un fico della Madonna, sputato James Dean.
“Ehi, un cis a tutti, okay Carlotta, calma e gesso, non spalancare l’hangar a sessantanove denti, è tutto okay! Non te la fare sotto, tu sei la più tosta fra le ganze del proletariato suburbano...”
La ragazza pietrificò di profilo, ma in posa plastica, abilmente imitando il David di Donatello. Poi balbettò: “Ma...ma... ma...ma...”
“Per tutti i cactus dell’Alabama, certo che t’amo” rispose il giovanotto, prigioniero nell’episcopio, e cantò un rif che fa così, géghe géghe géghe gé: “Ehi, ehi Carlotta, preso d’amore sono di te, ehi, ehi Carlotta, la vita ti darò!”
“Che cosa vuol dire, signore?” rispose Carlotta intimidita.
“Ave Carlotta piena di grazia, bambola fortunata fra le pupe, fortunato è il pupo che da te nascerà. In sintesi, sei stata scelta dal boss dei boss e hai vinto il concorso Metti al Mondo un Divo Senza Copulare! E’ chiaro l’antefatto?”
“Non tanto”, rispose lei.
“In pratica”, riprese la tele-visione, “ambasciator, che sono io, non porta pene, ma tu partorirai un grande attore!”
La giovane sbigottì ma non svenne e disse: “Chi sei ca... ca... ca?!...”
“Ca... cosa? Niente parolacce con me, cazzo non lo dici! Onora i consigli di Pio XII!”
“Sì, sì, volevo dire… chi sei cowboy?”
“Scusa, quasi dimenticavo di presentarmi: qua la mano, anzi ... i pollici! Quando voglio so far spreco d’arguzia. Io sono il tuo spirito guida TV, l’anima di Hollywood. T’annuncio la messa in onda, cioè, al mondo, di un divo: il dio del cinema italiano. Un giorno sarà rapito nel firmamento delle Majors e trasformato in una star da tutti invocata. Vedrai, farà miracoli cinematografici!”
“Come Rossellini, il neorealista?”
“Puf, al confronto quello è un ladro di biciclette”.
“Carlo, perché hai riso? Lo sai che ho paura dei botti.”
“Non dovresti, visto che tu sei stato concepito alla fine dell’anno.”
“E’ vero. Il 1954 correva a rotta di collo verso la fine, e i più ne avevano le palle piene di un anno di merda. Proprio come adesso.”
“Esatto, Pier Guido, di merda come il governo di Mario Scelba, che decise di prendersi la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni in un colpo solo. Era un romantico: non poteva abbandonare quel dicastero, dopo anni d’onesto tirocinio. La Celere era una sua creatura, una sacra necessità per spaccare la testa agli scioperanti. E cosa fa il Marione dopo il suo velato colpo di stato? Riprende la sua politica anticomunista, giurando lacrime e sangue ai bolscevichi. Solo parole, pensa la gente: infatti, il 17 Febbraio le cariche della polizia provocarono quattro morti e centinaia di feriti in Calabria. Gli operai di Catanzaro protestavano per l'aumento delle bollette dell'acqua. Scelba, un po’alterato, andava avanti e indietro nel suo ufficio, come un leone in gabbia, gridando: - Se non gli va più l’acqua che scende dai rubinetti, che bevano la minerale in bottiglia!
In Italia si lottava per troppe cose: costo della vita, disoccupazione, assenza di misure sociali per i più deboli. Come affrontare la povertà e l’impoverimento? Repressione democratica, come oggi, che appena chiami gli americani inizia la guerra.
Il 18 marzo, Scelba annuncia alcune direttive liberali, per contrastare le forze totalitarie che minano l'unità del paese. Abolizione dei sussidi alle cooperative di ceppo radical-social-comunista, per arginare il diffondersi del morbo. Restituzione al demanio degli ex edifici del fascio, divenuti dopo la liberazione pericolosi covi sovversivi: dopolavori, bocciofile, centri sportivi, associazioni ricreative, sedi di partiti e sindacati. Epurazione dei dipendenti statali legati ad associazioni di sinistra, contigue o conniventi con la stessa, compresa l’ANPI, (Associazione Nazionale Partigiani Italiani). Le ACLI sono guardate con sospetto. Molti patrioti si pentono d’aver consegnate le armi e scendono in cantina per oliare i fucili. Scelba predispone un apparato informativo all'interno delle amministrazioni pubbliche e nelle Forze Armate, onde evitare infiltrazioni di comunisti, socialisti, radicali (usciti da poco dal PLI) e cattolici di sinistra, ritenuti pericolosi, ambigui, spie e sovversivi. Il Ministero degli Interni, in pratica, riorganizza l'OVRA mussoliniana, che ha sempre agito nell’ombra, sostenuta dagli americani.
In questo clima d’ottimismo, mancavano pochi giorni al Carnevale e la candida neve scendeva in ritardo dal cielo tutto imbiancando. Alle molestie dei bimbi, perfidi costruttori di terrificanti pupazzi, la bianca poltiglia rispondeva provocando qua e là valanghe, salmoni surgelati di sciatori imprudenti, tetti sfondati, morti assiderati in isolati casolari, isolate rotture di rotule e anche slogature di anche. Carlotta, la tua futura mamma, s'era barricata in casa ed era felice di poter confezionare qualche scherzoso pacco dono. Un chilo di torrone per il nonno, che non aveva più denti; una lozione yankee per far ricrescere i capelli, da regalare alla zia Bertina, calva tipo biglia di plastica, come quelle con dentro la figurina di un portiere… Ghezzi, mi pare.”
“Ti sbagli, Carlo, non era Ghezzi ma Cudicini, ne avevo sempre dieci o dodici di Cudicini, era facile da trovare nelle bustine delle figu, una vera ossessione: che palle, di nuovo Cudicini!”
“Me la ricordo quella faccia da King Kong con la maglia della Roma! Però, Guido, a ben pensarci stai dicendo una sciocchezza, Cudicini viene dopo, verso il 1962, quindi non era lui.”
“Già Cudicini negli anni ‘50 non giocava ancora, la mamma aveva Ghezzi nelle palline di plastica.”
“Il glorioso Giorgio Ghezzi, portiere kamikaze di Rimini che usciva sui piedi degli avversari. Era nell’Inter. ”
“Carlo, non ti sopporto quando sfoggi questa erudizione nozionistica.“
“Okay, scusa. Andiamo avanti. Carlotta scoppiava di gioia, perché Erik aveva meritato un aumento di stipendio. Ora potevano contare su ben 40.000 Lire al mese. Consumi voluttuari a parte, come affitto, pane, carne, olio, latte, uova… si poneva il problema di sperperare i denari in esubero. Carlotta mise Erik di fronte ad una scelta: la macchina o il televisore. Dopo anni di stenti entrava un po’ di contante. Bisognava ritornare a far la fame con le rate. Meglio il televisore da 160.000 Lire, piuttosto della FIAT 600, che ne costava 590.000. Comunque, la tua mamma, un risultato lo aveva ottenuto: si sentiva una gran signora, poche famiglie potevano vantare una di quelle scatolone magiche in casa. Gli abbonati erano solo 30.000, ché le trasmissioni regolari erano iniziate il 3 gennaio ‘54. Avrebbero risparmiato su altro. Il giornale e il biglietto del tram, ad esempio. Costavano 25 Lire! Tanto loro non leggevano ed Erik usava la bici. La tazzina di caffé al bar era carissima: 40 Lire! Ma tanto Erik al bar non ci andava. Il pane costava 150 Lire il chilo, avrebbero mangiato tutto senza pane. Un litro di latte, 90 Lire… ma tanto Erik preferiva il caffé di cicoria. E poi… niente pasta, 190 Lire il chilo, e nemmeno riso, 170 Lire il chilo, e men che meno la carne rossa, ben 1200 Lire il chilo. Se non mangi carne non hai bisogno del vino, un altro bel risparmio di 120 Lire il litro. Il giradischi?!... quello era un bene accessorio che dava prestigio! Costava solo 40.000 Lire ed un disco a 78 giri 800 lire. Sarebbe stata la prossima spesa.
La Televisione Italiana, allora come oggi, era controllata dal governo, cioè della Democrazia Cristiana e della Chiesa. Pio XII auspicò nel suo discorso inaugurale… che la tivù sia orientata verso gli avanzamenti dei valori cristiani e non alla diffusione di costumi immorali". Invece, mentre Carlotta faceva i pacchi, il mostro s'accese, senza che nessuno l’avesse sfiorato! Sullo schermo apparve, come per miracolo, un bel ragazzone bruno, a torso nudo. Un fico della Madonna, sputato James Dean.
“Ehi, un cis a tutti, okay Carlotta, calma e gesso, non spalancare l’hangar a sessantanove denti, è tutto okay! Non te la fare sotto, tu sei la più tosta fra le ganze del proletariato suburbano...”
La ragazza pietrificò di profilo, ma in posa plastica, abilmente imitando il David di Donatello. Poi balbettò: “Ma...ma... ma...ma...”
“Per tutti i cactus dell’Alabama, certo che t’amo” rispose il giovanotto, prigioniero nell’episcopio, e cantò un rif che fa così, géghe géghe géghe gé: “Ehi, ehi Carlotta, preso d’amore sono di te, ehi, ehi Carlotta, la vita ti darò!”
“Che cosa vuol dire, signore?” rispose Carlotta intimidita.
“Ave Carlotta piena di grazia, bambola fortunata fra le pupe, fortunato è il pupo che da te nascerà. In sintesi, sei stata scelta dal boss dei boss e hai vinto il concorso Metti al Mondo un Divo Senza Copulare! E’ chiaro l’antefatto?”
“Non tanto”, rispose lei.
“In pratica”, riprese la tele-visione, “ambasciator, che sono io, non porta pene, ma tu partorirai un grande attore!”
La giovane sbigottì ma non svenne e disse: “Chi sei ca... ca... ca?!...”
“Ca... cosa? Niente parolacce con me, cazzo non lo dici! Onora i consigli di Pio XII!”
“Sì, sì, volevo dire… chi sei cowboy?”
“Scusa, quasi dimenticavo di presentarmi: qua la mano, anzi ... i pollici! Quando voglio so far spreco d’arguzia. Io sono il tuo spirito guida TV, l’anima di Hollywood. T’annuncio la messa in onda, cioè, al mondo, di un divo: il dio del cinema italiano. Un giorno sarà rapito nel firmamento delle Majors e trasformato in una star da tutti invocata. Vedrai, farà miracoli cinematografici!”
“Come Rossellini, il neorealista?”
“Puf, al confronto quello è un ladro di biciclette”.